La collegiata dei SS. Andrea e Bartolomeo, più nota come chiesa di S. Andrea, nell’aspetto attuale è frutto dell’intervento di restauro integrale compiuto tra il 1926 e il 1929 su progetto di Gustavo Giovannoni, che ha ripristinato quanto ancora esistente dell’edificio originario medioevale, ha reinventato la parte superiore della facciata e ha aggiunto ex novo un portico in stile al fianco sinistro. Durante i lavori furono ritrovati sotto la chiesa i resti del pavimento a mosaico della primitiva basilica paleocristiana e tutta un’area archeologica che va dall’epoca villanoviana all’alto medioevo. La chiesa di S. Andrea, che è stata probabilmente la prima sede vescovile di Orvieto, insieme al Palazzo comunale e alla torre civica dodecagona, domina la piazza della Repubblica o del Comune, tradizionalmente identificata come il centro della città etrusca e del nuovo insediamento altomedievale e prossima all’unico importante accesso naturale alla città. Delle trasformazioni subite dall’antica chiesa nel XIII e XIV secolo, della ricostruzione dopo il crollo del tetto agli inizi del Cinquecento e delle successive modifiche non è facile individuare le tracce. In facciata il restauro novecentesco ha mantenuto il portale in calcare rosso della fine del Quattrocento e il rivestimento in travertino e basalto e ha inserito opere contemporanee come le sculture della lunetta del portale di Antonietta Paoli Pogliani e la vetrata del rosone di Ilario Ciaurro, autore anche delle maioliche e delle terrecotte del portico. L’interno, a tre navate, conserva testimonianze di varie epoche, tra cui sono da segnalare alcuni affreschi trecenteschi e quattrocenteschi, un’edicola sepolcrale della scuola di Arnolfo di Cambio (inizi XIV sec.), una tela di Cesare Nebbia e due del suo allievo Angelo Righi (fine XVI sec.), un dipinto con la Sacra Famiglia di Alessandro Franchi (1895), un crocifisso ligneo dello scultore Santo Vincenzo Ciconte (1977).