La prima notizia della presenza dei cappuccini in Orvieto è del 25 ottobre 1550, quando chiesero al comune un sussidio per acquistare delle coperte. Il Consiglio stanziò subito 5 fiorini.
Inizialmente ebbero un luogo vicino alla chiesa dell’Annunziata. Nel 1551 il Comune deliberò di costruire un convento per i cappuccini in una zona coltivata a vigneto in contrada San Lorenzo fuori le mura, ma poi si decise di acquistare la chiesa e il monastero di San Bernardo, dove i cappuccini si trasferirono nel 1571. La struttura fatiscente fu adattata secondo le esigenze dei cappuccini, con materiale così povero che presto si dovette intervenire per restaurarlo. In questi anni la struttura aveva 23 celle in cui vivevano i religiosi.
Nel 1664 i frati, dietro richiesta insistente del Comune che considerava il convento troppo lontano dalla città e poco sicuro per i religiosi, chiesero il permesso sia ai Superiori che al Papa Alessandro VIII di vendere il convento per trasferirsi in un altro sito, messo loro a disposizione da alcuni cittadini. Ma il permesso non fu mai concesso. Vennero eseguiti, alcuni lavori necessari, come, ad esempio, il rifacimento dei muri della clausura. Nel 1717 fu sistemata la conduttura che da San Gregorio dei padri Gesuiti portavano l’acqua al convento.
I cappuccini furono cacciati dal convento due volte: nel 1810 con decreto di soppressione delle corporazioni religiose firmato da Napoleone (vi tornarono nel 1814, dopo la caduta di Napoleone) e nel 1866 per decreto di soppressione di Vittorio Emanuele II, che si era proclamato re d’Italia.
Solo nel 1897 fu possibile riacquistare il convento ridotto in pessimo stato e bisognoso di grandi restauri. Il 22 ottobre dello stesso anno venne riaperta la chiesa in occasione della festa del Beato Crispino da Viterbo, che vi era vissuto per circa 40 anni.
Nel 1949 a causa del numero esiguo di religiosi il convento di Orvieto venne aggregato a quello di Bagnoregio e nel 1954 fu ceduto al Vescovo della città per adibirlo a sede di villeggiatura del Seminario Diocesano.
In seguito, fino al 1965, l’ala ovest del convento fu adattata ad abitazione per una famiglia di agricoltori. Successivamente tutta la struttura fu venduta al chirurgo orvietano Lucio Urbani che l’acquistò con lo scopo di fare di questo luogo un piccolo cimitero per sé e per i suoi familiari, scegliendo come sepoltura una delle due cappelle della chiesa. Morto il Prof. Urbani, il convento fu ereditato dall’Opera del Duomo. Dopo alterne vicende, caratterizzate in ultimo dalla decisione di cederlo alla Presidenza Nazionale delle ACLI, per interessamento dell’associazione “San Crispino da Viterbo”, nel 1987 il Consiglio Amministrativo della Fabbriceria, l’ “Opera del Duomo di Orvieto”, deliberava la donazione dell’intero complesso ai frati Cappuccini della Provincia Romana, perfezionata il 24 settembre 1991 con regolare atto notarile.
Fino al 1990 il convento, con l’attigua chiesa, era rimasto in stato di abbandono. In quell’anno fu incaricato come custode del convento Padre Gianfranco M. Chiti, che ne ha curato la ricostruzione e il restauro, facendolo tornare ad essere luogo di quiete serena, di preghiera e di riposo spirituale e fisico.
II 12 maggio del 1990 fu nuovamente consacrata la chiesa che venne dedicata a San Crispino da Viterbo. Era lo stesso giorno in cui, nel 1748, fra Crispino lasciò il convento di Orvieto per quello di Roma.
La chiesa del convento, inizialmente concepita priva di cappelle, è coperta con una volta a botte a tutto sesto ed è priva di finestre. E’ stata abbattuta la parete che divideva la chiesa dal coro per i religiosi e vi è stata posta la pala d’altare che raffigura l’Immacolata Concezione, proveniente dall’ex convento dei cappuccini di Bagnoregio.
Oggi il convento è predisposto per l’accoglienza di gruppi e di famiglie che avvertono il bisogno di un momento di quiete e di pace.
(http://www.cappuccinilazio.com)