Sulle orme dei Templari ad Orvieto

SULLE ORME DEI TEMPLARI AD ORVIETO

L’itinerario, che si svolge nella frazione di Bardano – il “Pleberium Bardanii”, insediamento produttivo dell’Antica Precettoria Templare Orvietana, che custodisce ancora oggi testimonianze significative dal punto di vista storico e artistico della presenza dell’Ordine nel territorio – si propone di far conoscere una selezione dei principali luoghi legati alla presenza dei templari, protrattasi per circa due secoli, nella città e nei suoi dintorni.

Il percorso si snoda  attraverso alcuni luoghi significativi e rilevanti dal punto di vista storico-artistico quali:

La Chiesa dei Santi Pietro e Paolo L’esistenza a Bardano  di una chiesa dedicata a S. Paolo è citata nelle Rationes Decimarum Italiae dal 1276 al 1297. La chiesa sarebbe stata eretta nel XII secolo dai Templari, che avevano fondato la Precettoria  di Orvieto-Bardano affacciata su una variante della via Cassia percorsa dai pellegrini che si recavano a Roma.  Forse l’aspetto della chiesa antica corrispondeva   a quello della chiesuola  dipinta sullo sfondo  della tela raffigurante   S. Antonio abate conservata all’interno dell’attuale edificio.  L’aspetto odierno della chiesa è quello della nuova costruzione, realizzata nel 1932 per volontà del cardinale Bonaventura  Cerretti, originario di Bardano,  e dedicata ai santi Pietro e Paolo.  La nuova chiesa, progettata dell’architetto Carlo Zampi, sorge sul luogo della  precedente, che fu demolita e di cui furono riutilizzati i materiali per  edificare i muri laterali. Ha un’unica navata, coperta a capriate lignee,  con presbiterio rialzato e abside a pianta semicircolare come le due piccole cappelle che si aprono lungo i fianchi. La decorazione interna appare  di gusto tra neomedievale e Liberty. Le pareti sono percorse da fasce orizzontali  bicrome, rosse e bianche, che ricordano la decorazione della chiesa parrocchiale di Allerona , opera di Paolo Zampi. L’esterno, realizzato in blocchi squadrati di tufo,  presenta una facciata  a salienti in stile neoromanico, sottolineati da archi ciechi pensili, le cui mensole sono in pietra basaltica, come il piccolo rosone e le cornici del portale. All’interno della chiesa sono conservati arredi  e opere d’arte  appartenenti alle diverse fasi costruttive dell’edificio.

La Chiesa di Santa Maria delle Grazie,  la cui costruzione risale probabilmente al XII secolo, è un edificio a pianta ottagonale, con abside semicircolare e con torre campanaria in facciata  che costituisce  una sorta di nartece  antistante l’ingresso. La chiesa ha subito nel tempo rifacimenti  e restauri che ne hanno modificato l’aspetto originario. Sia per l’impianto ottagonale che per la torre in facciata è chiaramente una cappella ad similitudinem s. Jerosolimitane ecclesiae”, cioè simile a quella del santo Sepolcro, e si collega al tema ottagonale delle chiese di pellegrinaggio. Il riferimento più diretto per la chiesa di Bardano è la Cappella dei Templari di Laon in Francia. L’interno è scandito da paraste angolari ed è illuminato da una finestra posta sopra il portale e da due piccole aperture nell’abside. La copertura lignea, impostata su otto spicchi di falda, è stata oggetto di recenti interventi di rifacimento. Nella volta del catino absidale vi è -unico elemento decorativo dell’edificio – un dipinto a tempera eseguito dall’artista orvietano Livio Orazio Valentini.

La Chiesa di Santa Maria del Piano o San Marco, citata in un Codice orvietano del XIII secolo come “ecclesia Sancti Marci de rivo Mealla” insieme ad un ospedale  di Santa Maria, si presenta oggi in stato di totale abbandono nella campagna ai piedi di Bardano, in prossimità del ponte sul Torrente Romealla. Apparteneva alla Precettoria templare ed era  stata costruita lungo il tracciato della Via Teutonica.  Già tra la seconda metà del XVI secolo e la prima metà del XVII  l’edificio si presentava in cattive condizioni. Negli ultimi decenni del 1600 risulta proprietà dell’Ordine dei Cavalieri di Malta e in un cabreo settecentesco è descritta come chiesa del podere di S.Marco. L’esterno, realizzato in blocchi squadrati di tufo, presenta un portale ad arco a tutto sesto in tufo e pietra, con evidente strombatura. Sugli stipiti in basalto sono scolpite le croci dei  Templari. L’edificio era illuminato da tre strette monofore per lato, visibili ancora nel fianco destro.     L’interno, che ha subito notevoli manomissioni e trasformazioni e che si presenta  oggi diviso in due piani, probabilmente era ad aula unica, senza transetto e con copertura lignea. Tra Cinquecento e Seicento una parte della chiesa deve avere subito un reimpiego in funzione abitativa, come avveniva spesso per gli insediamenti templari rilevati dall’Ordine gerosolimitano.  L’interno di       S. Marco  è stato frazionato  mantenendo a una parte dell’aula la funzione di chiesa campestre, mentre   il presbiterio è stato riorganizzato in un livello inferiore adibito a stalla e magazzino  e in uno superiore adibito ad   abitazione.

Il Donjon  era uno dei due capisaldi costruiti a protezione della Precettoria templare  posti  all’inizio e alla fine del tratto della Via Cassia che attraversava l’altopiano di Bardano. L’edificio, oggi denominato Podere Corno, controllava dall’estremità orientale del pianoro il percorso verso nord della via Teutonica e il ponte di Mastro Janne o Ponte Giulio sul fiume Paglia.                        Era  una casa-forte,  composta da un torrione e da un edificio ad esso addossato, che fungeva  sia da abitazione del Precettore che da punto di osservazione e da nucleo fortificato.  La costruzione, abitata fino a pochi decenni fa e oggi in abbandono, ha subito modifiche in seguito alle diverse destinazioni d’uso ma l’aspetto originario è in parte ancora leggibile. Del fortilizio sono ancora visibili le fondamenta in blocchi di tufo squadrati e regolari. Della primitiva forma  ad arco a tutto sesto delle finestre e della porta rimangono evidenti  tracce. La merlatura della torre  invece è stata sostituita da una copertura a due falde ed è  stato abbassato il tetto nella costruzione attigua. Oltre alla torre con funzione di posto di guardia e di difesa, nell’edificio vi erano altri locali utilizzati come caserma e sala capitolare al piano terra, come alloggio e ufficio del Precettore al primo piano  e come refettorio nel piano interrato.  Quest’ultimo locale, coperto da volta a crociera, prende luce da due aperture esagonali in mattoni sottolineate da una cornice in basalto.

Il Casino Viti. L’altro caposaldo a protezione della Precettoria è stato  inglobato nell’edificio denominato nella cartografia come Casino Viti e attualmente sede dell’ Azienda vinicola Neri.      La costruzione occupa il lato occidentale del pianoro di Bardano, in una posizione strategica che permette un ampio controllo del territorio sia verso nord che verso sud. Nell’attuale struttura  si possono distinguere una parte centrale e delle aggiunte laterali costruite in tempi diversi. La parte centrale, come testimoniano alcuni tratti di muratura in tufo a cortina leggibili attraverso lacune dell’intonaco, è databile  al medioevo e doveva costituire il nucleo fortificato occidentale, gemello del donjon orientale. Il luogo su cui sorge l’edificio presenta notevoli testimonianze di insediamenti di epoca etrusca, che si riscontrano anche lungo tutto il costone tufaceo della rocca di Bardano.                                                                                                                                            Oltre  a queste due case- forti facevano parte del sistema difensivo della Precettoria templare altre tre case-forti  orientate verso nord  e  tre torri orientate a sud   denominate Torre Volpina, Torre della Fame e Torre dell’Olfo.

 

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